DISTURBI D'ANSIA

L’ansia riguarda una preoccupazione, in anticipazione rispetto un evento futuro vissuto come minaccioso, e/o paura eccessiva rispetto a qualcosa di imminente altresì vissuto come minaccioso (DSM-5-TR; APA, 2023). Tale sensazione di minaccia deriva principalmente dalla focalizzazione dell’attenzione su uno stimolo in assenza di possibilità, percepita dalla persona, di pensare e dedicarsi ad altro.
Nonostante non si tratti di disturbi clinicamente gravi, questi possono arrivare a compromettere la vita sociale, personale e professionale di una persona, fino ad interferire negativamente con il suo funzionamento complessivo e/o a costituire il fattore scatenante di una depressione secondaria, aggravando quindi la condizione clinica.
Un progetto terapeutico personalizzato è fondamentale per comprendere i motivi del proprio funzionamento e trovare forza e motivazione per uscire da tali condizioni cliniche.
Il Manuale diagnostico (DSM-5-TR; APA, 2023), descrive i Disturbi d’ansia come generalmente caratterizzati da paura, con picchi di attivazione, pensieri di pericolo immediato e comportamenti di fuga, ed ansia, associata a tensione muscolare, ipervigilanza e comportamenti di evitamento. Sono disturbi differenti l’uno dall’altro per la tipologia di situazioni, per comportamenti di evitamento e contenuto dei pensieri associati:
Disturbo d’ansia generalizzata: ansia e preoccupazioni eccessive, che si manifestano per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi, relative a diversi eventi o attività, difficili da controllare, associate a 3 o più dei seguenti sintomi: irrequietezza o “nervi a fior di pelle”, facile affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazioni del sonno.
Disturbo di panico: ricorrenti ed inaspettati attacchi di panico, con comparsa improvvisa di paura o disagio intensi, che raggiunge il picco entro pochi minuti, periodo durante il quale si manifestano 4 o più dei seguenti sintomi: palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori o scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di vertigine, testa leggera o svenimento, brividi o vampate di calore, parestesie (torpori o formicolii), derealizzazione o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se o dalla realtà), paura di perdere il controllo ed impazzire, paura di morire; paura persistente, per almeno 1 mese, di avere ulteriori attacchi di panico.
Fobia specifica: paura o ansia marcate verso un oggetto o una situazione specifici (es. volare, altezze, animali, iniezioni, sangue, ecc.), i quali vengono attivamente evitati o sopportati con paura o ansia intense, sproporzionate rispetto al reale pericolo; condizione che persiste da almeno sei mesi e causa disagio.
Disturbo d’ansia sociale: paura o ansia marcate relative ad una o più situazioni sociali durante le quali l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri (es. conversare, incontrare sconosciuti), ad essere osservato (es. mangiare, bere), ad eseguire prestazioni in pubblico (es. fare un discorso, una presentazione, un’interrogazione). La persona teme che i sintomi ansiosi saranno giudicati negativamente dagli altri e porteranno al rifiuto per cui le situazioni sociali temute provocano ansia o paura, sproporzionate rispetto alla norma e vengono evitate.
L’ansia è un’esperienza comune, e si è evoluta per delle ottime ragioni. Pensiamo se dovessimo attraversare la strada in assenza di tale emozione, in questo caso ci è utile. Come tutte le emozioni, comprese quelle considerate comunemente negative, l’ansia ci informa e ci è utile ma, come tutte le emozioni, occorre che sia transitoria.
I disturbi d’ansia sono invece caratterizzati da una fissità emotiva, una persistente focalizzazione attentiva, su uno stimolo considerato minaccioso, ed è questo che diventa invalidante e patologico. Non è grave, ma si prende un pezzetto della nostra vita ogni giorno, e ci troviamo a non poter più uscire da soli, non poter più guidare, non riuscire ad andare al lavoro, a portare ai giardinetti i nostri figli, a sostenere un’interrogazione in classe.
La bella notizia è che i disturbi d’ansia sono molto conosciuti a livello clinico, per cui si possono trattare efficacemente, dopo essere meglio compresi da chi ne soffre, perché se li conosciamo, poi li gestiamo.
Le linee guida internazionali, riportano, come prima linea terapeutica di trattamento, la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, eventualmente affiancato da farmacoterpia indicata da un Medico specializzato in Psichiatria (APA, 2013; CANMAT, 2014, 2016; NICE 2014, 2020).