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PSICO-ONCOLOGIA

Immagine o simbolo che illustra il concetto di Psico-oncologia

La diagnosi di cancro fa paura. Molta. Ancora.

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Sappiamo che per combattere molte forme tumorali ormai gli oncologi sono sufficientemente armati, ma ricevere diagnosi di cancro rimane comunque un evento altamente stressante, traumatico.

 

Si tratta, in ogni caso, di elaborare un lutto che riguarda la rappresentazione del nostro corpo come sano, che poi guarirà, nella stragrande maggioranza dei casi, guarirà con cicatrici fuori e dentro di noi, delle quali ci dovremmo prendere cura.

 

E’ una diagnosi che, quando pronunciata, ci porta a riconsiderare tutte le nostre priorità, ad apprezzare, improvvisamente, la normalità, le piccole cose di tutti i giorni.

 

La paura che possa andare a finire male è normale, in questi casi. Non riconoscersi davanti allo specchio, con le cicatrici, o senza capelli. Non sapere se e come dirlo alle persone care, ai figli, ai genitori, soprattutto. Affrontare il cambiamento ed il percorso nella coppia, anche sotto il profilo sessuale. Andare nel mondo sentendosi “come un marchio” addosso, sono le parole dei nostri pazienti. Dover affrontare il cambiamento degli altri, anche, nei nostri confronti che ci fa sentire sempre malati, che ci fa sentire in colpa perché abbiamo portato anche a loro sofferenza.

 

Come ci ha insegnato il Prof. Veronesi, essere malati di cancro non è un’esperienza che riguarda solo il corpo, il tumore intrude nella nostra vita e può avere gravi ripercussioni sotto il profilo psicologico, da qui la definizione di malattia bio-psico-sociale.

 

Il Piano oncologico Nazionale consiglia un consulto con lo Psico-oncologo al fine di valutare precocemente l’impatto sulle dimensioni psico-sociali di quella specifica persona e, se del caso, implementare un progetto psicoterapeutico, che spesso coinvolge e sostiene anche le persone care.

 

Lo Psico-oncologo è una specialista che ha acquisito una formazione e competenze specifiche per la psicoterapia ed il supporto ai malati di cancro ed alle loro famiglie, collabora con l’equipe medica, ed ha lo scopo di favorire l’accettazione e l’ integrazione della nuova, transitoria, realtà, rispetto alla rappresentazione di sé ed alla continuità della propria esistenza, favorendo un processo di accettazione ma anche di motivazione, sostenendo eventuali processi decisionali e di elaborazione, allo scopo di portare con noi l’esperienza e ciò che, nostro malgrado, abbiamo imparato.

 

Comuni reazioni del corpo, della mente e della sfera sociale sono: ansia, allarme, umore depresso, mancanza di sonno, transitori problemi di memoria, dolori, stanchezza, nausea ed altre condizioni associate al trattamento chemioterapico, ritiro sociale.

 

E poi c’è il dopo: non è scontato che io possa, o voglia, ripartire esattamente da dove ho lasciato, non è una buona idea, sotto il profilo psicologico, isolare l’esperienza di una parentesi della nostra vita, perché ha fatto parte della nostra vita.

 

E poi succede che il cancro ci ha precluso la possibilità di avere figli, o ha cambiato in noi questa volontà, questa rappresentazione del futuro.

 

E poi, in alcuni casi, può succedere che la nostra miglior opzione sia cronicizzare la malattia, ed è importante che impariamo a conviverci al meglio; per niente facile, ma più che possibile.

 

E poi succede, in rarissimi casi, che ci dobbiamo preparare al peggio. Farlo insieme ad un professionista competente offre la possibilità di capitalizzare il tempo che rimane per noi e per i nostri cari, perfino per il futuro.

 

Nella nostra equipe operano professionisti esperti, i quali hanno acquisito competenze e formazioni specifiche, dedicate alla Psico-oncologia e che continuano a formarsi ed aggiornarsi, come risulta dai CV.

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"È necessario raccontare il dolore

per sottrarsi al suo dominio."

 (Rita Charon; tratto da Come d’Aria; A. D’Adamo, 2023, Elliot Ed.)

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