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TRATTAMENTO DEL
RISCHIO SUICIDARIO

Immagine che illustra il concetto di sostegno contro il rischio suicidario

Il grave stato emotivo in cui siamo assorbiti in questi periodi, perchè può accadere a ciascuno di noi, è caratterizzato da umore gravemente deflesso, visione negativa di sé, del mondo e del futuro, nel quale non si intravede alcuna speranza. Il Prof. Schnediman, padre mondiale della suicidologia “moderna”, lo definiva “psychache”, un dolore mentale insopportabile, ma trattabile. Lo conosciamo, lo abbiamo approfonditamente studiato, siamo in grado di curarlo ed uscire, insieme, da qui.

 

Ogni anno nel mondo almeno 1 milione di persone muoiono per suicidio, 16 suicidi ogni 100.000 persone, 1 decesso ogni 40 secondi. Negli ultimi 45 anni i tassi di suicidio nel mondo sono aumentati del 60 %.

 

Tra le principali cause di morte fra i 15 ed i 44 anni, la seconda fra i 15 ed i 29 anni, 3 volte la perdita di vite umane nel disastro dello tsunami in Asia nel 2005.

L’equivalente delle vittime dell’11 settembre 2001, a NY, ogni giorno. Circa 16 MILIONI di persone tentano il suicidio ogni anno, circa 160 MILIONI di persone ogni anno hanno pensieri suicidari.

1 sanitario entra in contatto ogni anno con almeno 3 pazienti a grave rischio suicidario, il numero cresce di 5 volte con persone con ideazione suicidaria.

 

L’obiettivo è una riduzione 20% suicidi entro il 2025. Il goal dell’ OMS per il 2030 è riduzione di un terzo a livello globale (OMS, 2018).

 

Ecco, per poterlo fare, occorre prima di tutto saperlo riconoscere, saperne valutare la gravità e saperlo trattare. E’ una scienza inesatta, poiché si tratta di una previsione, esattamente come per l’ipertensione e l’infarto, ma è previsione scientifica.

 

Occorre imparare, e comprendere, che, come in caso di ipertensione ci viene chiesto di adottare un determinato stile di vita o ci vengono somministrati dei trattamenti farmacologici, poiché si teme, si prevede, un possibile infarto, la stessa cosa può essere fatta con la valutazione del rischio suicidario. Non siamo sicuri che avverrà un infarto, è una previsione su dati scientifici, ed in base a quella agiamo. Così con il rischio siucidario.

 

Se, durante una valutazione, fatta in scienza e coscienza, e quindi con le competenze specifiche, emergono determinati fattori di preoccupazione, su base assolutamente scientifica, occorre approfondire ed eventualmente trattare, in psicoterapia e farmacologicamente, insieme ad un Medico specializzato il Psichiatria, i fattori di gravità ed implementare i trattamenti.

 

Si tratta di darci una possibilità per poter aprire, insieme, di nuovo un varco per la speranza che quel dolore mentale possa transitare, che il senso di disconnessione agli altri si possa modificare, speranza e cambiamento (Pompili e Girardi, 2015; Schnediman, 1993; Tatarelli & Pompili, 2008; Bryan e Rudd, 2021).

 

Esistono ormai diverse modalità di valutazione, scientificamente validate, e la Psicoterapia cognitivo comportamentale per il trattamento nella prevenzione del rischio suicidario (CBT-sp) è linea terapeutica di primo livello, insieme alla farmacoterapia (APA, 2023; UK, 2020; US Veteran, 2019).

 

Nel nostro centro operano professionisti esperti, particolarmente formati, anche con certificazioni internazionali, nella valutazione, prevenzione e nel trattamento del rischio suicidario, come visionabile dai nostri CV.

 

"Quando le persone si suicidano, il loro pensiero è paralizzato,

le opzioni appaiono scarse o inesistenti, il loro stato d’animo è disperato,

e la disperazione permea tutta la loro facoltà mentale."

                                                                                   Kay Redfield Jamison

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